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"Ritorno alle origini" parte 3

di Pietro Cicchetti il Nov 30, 2023

"Ritorno alle origini" parte 3

           Ritorno alle origini parte 3


Che cosa fa ogni carpista durante il viaggio di ritorno da una sessione che non è andata come ci si aspettava? ….esatto……comincia a pensare: “ cosa potevo fare più di quello fatto, cosa non ho osato sperimentare, quale altro gusto potevo innescare ….. “ insomma tutte quelle pippe mentali che fanno parte  della categoria , almeno per il sottoscritto che, con sempre meno tempo a disposizione, è costretto a giocare un “all in strategico “ in ogni sessione.
Comunque, tralasciando il fattore periodo, a quella stupenda pescata mancava “la ciliegina sulla torta” ,cioè la  cattura target .

 

 Forse ho sottovalutato la sfida Occhito e ho basato la mia strategia quasi esclusivamente sui ricordi d’infanzia , su una frequentazione costante nel tempo ma discontinua. Il lago deve essere affrontato con un approccio più tecnico. Facendo il punto della situazione:
◦ Negli anni 70’/ 80” le carpe di taglia le ho viste con i miei occhi ed erano per il 90% specchi, ho visto pesare una regina a palla di 21 kg su una bascula ( presa con le reti perché all’epoca era tradizione sotto Natale …)
◦ È anche vero che le carpe erano pescate con qualsiasi mezzo illegale, reti, bilanciole e fiocine in periodo di frega
◦ L’effettivo calo del pesce di taglia è andato di pari passo con le immissioni dei primi anni 90’
◦ Negli ultimi anni c’è stato un boom della tecnica feeder proprio per grande numero di catture
 
Quindi alla luce di questi fatti le ipotesi sono due; o le carpe di piccola taglia sono talmente numerose da non dare modo alle grandi di abboccare all’esca o il pesce di taglia ha cambiato le proprie abitudini in base alla pressione della pesca illegale, scegliendo zone meno accessibili e più profonde….. del resto queste non mancano in un bacino di 18 km di lunghezza per 3 di larghezza .
Se questa ipotesi fosse valida allora esisterebbero due ceppi di carpa: quello originario degli anni 60’ e quello immesso alla fine degli anni 80’.
Comunque per prima cosa ho bisogno di verificare questa teoria attraverso la presenza delle carpe di taglia e l’unica zona dove potrei trovarle ….è quella dove si immette il fiume . In particolari condizioni di livello, in genere in concomitanza con la frega primaverile,si generano un paio di km di pianura allagata con un paio di metri di profondità …..condizione ideale per la riproduzione di entrambi  gli eventuali ceppi presenti.

Colgo l’occasione di una visita natalizia a parenti per andare con mio cugino nella pianura in secca per prendere i punti gps delle legnaie e degli ostacoli che saranno sommersi la prossima primavera . Calerò i miei inneschi in uno di questi posti.
Dall’entusiasmo di quei giorni passeranno  altri due anni e nonostante sia chiusa la parentesi pandemia, la sessione programmata nella zona della riproduzione viene però messa in secondo piano.
Chiara dimostrazione di come la figura del carpista , me compreso, si sia adeguata ai cambiamenti portati dell’evoluzione della tecnica cioè dare la precedenza a quei bacini in cui si ha la certezza del pesce di taglia. La cosa è anche comprensibile …… se ho sempre meno tempo a disposizione è dura da accettare di spenderlo per una battuta basata su teorie e poche certezze. Forse proprio questa mia convinzione , mi ha spinto a coinvolgere meno membri del team.
Mi sbagliavo alla grande. Ho condiviso tutto con Nicholas , amico del team FBI e di qualche generazione più giovane della mia e devo dire che ha compreso benissimo tutta la situazione.
Ho spiegato a lungo la mia voglia di ritornare al “carpfishing pioneristico”,quando l’approccio ad un lago e alle sue carpe più vecchie era tutto un segreto da svelare
Pertanto si unirà nella sessione di ricerca fissata per il mese di aprile. Da qui alla data prestabilita , grazie all’aiuto di mio cugino Claudio riesco a tenere monitorato giorno per giorno le fasi di allagamento della pianura. Programmo 4 giorni per fine aprile….. dovrei avere dai 2 ai 4 metri di profondità per quel periodo, spero che che quel tempo coincida con gli spostamenti degli esemplari più grandi.


 A sconvolgere i programmi ,agli inizi di marzo, inizia una moria che interessa solo le carpe e che colpisce l’intero invaso …. ma ormai la data è fissata e se non altro mi renderò conto di persona di quello che sta succedendo. Non me la sento di far venire Nicholas da inizio sessione, quindi decido che partirò un paio di giorni prima in avanscoperta per tenerlo aggiornato sugli sviluppi e nel caso non farlo muovere. Sono in contatto costante con i miei amici pescatori locali e mentre la moria comincia ad attenuarsi arriva la data della partenza . Giunto sul posto trovo esattamente le condizioni che avevo pianificato …. tutto quello che avevo immaginato si stava concretizzando. Al momento di scendere dalla macchina un forte odore di morte mi assale le narici … ad un occhiata più approfondita riesco a scorgere diverse carcasse nel sottoriva e altre sporadiche a galla. Effettivamente le carpe sono a centinaia senza considerare quelle mangiate dai predatori ….. però un particolare mi colpisce; non c’è una carpa che superi i 2/3 kg di peso.
Con una certa tristezza piazzo comunque le canne nei punti presi durante la secca.
Ho optato per un approccio piuttosto naturale ,innescando boiles singole affondanti da 20 mm Kc1 (pallina con una grande percentuale di pastoncini )i e la mie Xfile( a base di pesce e agrumi). Accompagno la calata con granaglie e boiles spezzettate bagnate dai rispettivi liquidi attrattori,Ho un mix di sentimenti nell’animo,guardando un paesaggio mozzafiato rovinato da quell’odore di morte, dubito nella risposta dei pesci,ma ho aggiunto un altro tassello alla teoria dell’esistenza di due ceppi diversi di carpa…..uno quello interessato dalla moria,che non supera i 3 kg di peso e di probabile immissione negli anni ’90 e quello sfuggente originario del bacino.
Passano due giorni di bianca mentre recupero le numerose carcasse galleggianti,sono fortemente combattuto se far spostare o meno Nicolas.
Gli spiego tutta la situazione,ormai è una sfida,devo provare l’esistenza del ceppo originario. Con mia grande meraviglia Nicolas non si tira indietro e mi raggiunge il giorno successivo. Anche per lui lo spot vale l’intera sessione, tre km di spianata con fondo compatto disseminato di legnaie e piante parzialmente sommerse …..più una strada sommersa che parte dalla sponda e raggiunge il letto del fiume tra i cespugli di lappe,aperta dal passaggio dei greggi di pecore all’abbeverata …..insomma un posto che non ha niente a che invidiare alle più blasonate mete estere. Sembra di essere tornati indietro nel tempo tra cinghiali che ti nuotano accanto il  gommone e i pastori che ti regalano forme di pecorino solo per ospitalità .


Resta comunque quell’amaro in bocca per il procedere della sessione e quel persistente odore di decomposizione che ci ha ormai saturato le narici.
Stiamo provando a coprire più zone possibili, destreggiandosi in un” long range hold stile “ tra calate millimetriche e “ fanta derivazioni della lenza “ appoggiata sui rami che spuntavano dall’acqua.
Mio cugino Claudio che vive sul posto e che si è alternato tra pesca e lavoro,ci ha addirittura forniti di un paletto auto piantante di sua invenzione che però non ha dato i risultati sperati
A questo punto a Nicholas viene un’idea,perché non andarle a cercare dato che la zona è vasta e gli spostamenti in acque basse per la riproduzione potrebbe avere delle tempistiche differenti,quindi avremmo potuto anticipare i tempi come avviene in altri bacini di tali dimensioni.
Tira fuori dal borsone mimetico una valigetta e comincia ad assemblare un drone: in dieci minuti abbiamo un occhio dal cielo pronto ad aiutarci ad ispezionare l’enorme distesa di acqua che ci si presenta di fronte. Mentre Nicholas è intento  a pilotare il veivolo, io, molto più tradizionalmente, cerco qualche tipo di attività sui segnalini con il binocolo.


Ad un certo punto, in perfetto accento romagnolo, mi arriva la frase che tanto avrei voluto sentire: “ Piè!.. le ho trovate!!!”A circa un km e mezzo sulla destra,  verso il lago aperto ecco apparire due sagome ben distinte …. Due regine sopra i dieci chili che nuotano sotto il pelo dell’acqua …. non danno segni di sofferenza quindi non dovrebbero essere interessati dalla viremia . Non sto più nella pelle, ho giunto un altro elemento alle mie teorie sull’esistenza del ceppo originario . 
Tutto ciò è stato merito della fusione tra vecchio e nuovo mettendo in campo strategie basate sull’esperienza e sui nuovi mezzi tecnologici a disposizione. Devo ammettere che proprio queste singole competenze messe al servizio del gruppo, sono il segreto per fare grande un team.

Tentiamo di avvicinarci il più possibile alle zone di pascolo delle due “fattrici“ ma,come presunto , forse abbiamo anticipato i tempi e anche l’ultimo giorno passa in bianca.  La classica cena di fine sessione vede argomentare tutto l’ accaduto tra tarallucci e vino nel vero senso della parola.
…segue poi,accompagnato dal crepitio della brace sotto la griglia il momento della riflessione e delle domande interiori:

  • Appurato che i pesci di taglia del ceppo originario esistono e raggiungono le zone di riproduzione in acqua bassa …. In quale zona stazionano durante il resto dell’anno?
  • Quale alimento naturale potrebbe nutrire il ceppo originario in modo da non entrare in competizione con quello più prolifico e attivo delle successive immissioni?

Nella magia di quel contesto fatto di natura selvaggia e convivialità mi ritornano alla mente ricordi lontani di quando ero ragazzino,quando arrivando sulle sponde prima delle luci dell’alba,  mi divertivo a catturare dei granchi molto simili a quelli di mare che si spostavano numerosissimi tra i sassi della riva …… all’epoca non avrei mai pensato che potessero essere una fonte proteica per le grosse carpe…… chissà se in qualche parte è rimasta ancora una colonia di questi “crabs”.
Chiedo agli amici locali qualche notizia in merito, mi confermano che il mio ricordo è giusto e che qualche esemplare ancora si vede…..
Con questi ultimi due interrogativi ci rimettiamo sulla via del rientro, sicuramente con un sapore un po’ meno amaro in bocca,per il cappotto subito.
Poi una mattina mio cugino Claudio mi manda una foto sul telefonino….